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Gavorrano la Pieve di San Giuliano

La pieve di San Giuliano è un edificio sacro situato nel centro storico di Gavorrano, in provincia di Grosseto.
L'originaria pieve medievale risultava già esistente nella seconda metà del XII secolo, essendo citata in una bolla papale datata 1188, anno in cui rientrava nei confini pastorali della diocesi di Grosseto. Il luogo di culto risultava essere una pieve autonoma nelle Rationes Decimarum del tardo Duecento e degli inizi del Trecento, che aveva come suffraganee le varie chiese di Caldana e Ravi. Originariamente l'edificio era dedicato a San Gusmé, come si evince dal documento datato 1321 riguardante la sepoltura di Paganello Pannocchieschi. L'intitolazione a San Giuliano risale al 1529.
La chiesa fu ricostruita alla fine del XVIII secolo in sostituzione della precedente, eretta nello stesso luogo sulle mura della rocca, come attesta l'antica muratura del campanile in blocchi di pietra squadrata.
L'abside e la facciata, che si presenta tripartita con un coronamento ad archetti, risalgono ad un intervento del 1927, come si può leggere sull'architrave.
L'interno, diviso da pilastri in tre navate con due altari laterali settecenteschi in stucco e gesso; l'altare maggiore ospita la Madonna col Bambino di Giovanni d'Agostino, preziosa statuetta in marmo (1336 ca.).
Fra le opere pittoriche, la seicentesca Madonna del Buonconsiglio, esposta entro una raffinata macchina lignea ottocentesca. Nella parete di fondo trova posto una tela settecentesca con una Annunciazione e un Battesimo di Cristo, contemporaneo all'opera precedente, ma di qualità inferiore.
Accanto all'ingresso è situata la cinquecentesca acquasantiera a muro in marmo.

Campagnatico la Chiesa di San Giovanni Battista

La chiesa, dedicata a San Giovanni Battista, che si trova alla sommita dell'abitato, risale alla seconda metà del diciottesimo secolo e fu elevata a titolo di prepositura alla fine del diciassettesimo secolo. Si sviluppa su pianta a croce latina terminante con abside retta affiancata da due cappelle.La facciata con paramento murario in travertino, silice ed arenaria, presenta il portale centrale architravato sormontato da un arco a tutto sesto con decorazioni e un rosone in alto; termina con un coronamento ad arcatelle con protome ovina al centro del retto a capanna. L'interno a navata unica con presbiterio rialzato, e coperto a capriate di legno, mentre le cappelle e l'abside sono coperte con volte a crociera costolonate a mattoni e inquadrate da ampi archi ogivali che si impostano su pilastri. Il campanile adiacente al fianco destro era originariamente una torre della cinta muraria. Accanto alla chiesa, ritrova la canonica preceduta da un cortile, con pozzo a pianta esagonale, cui si accede da un arco a ogiva.Questa tuttavia è stata piu volte restaurata nel corso dei secoli e recentemente tra il 1981 e il 1986. Sulla facciata e murato uno stemma vescovile con iscrizione. Entrando a destra si trova un'acquasantiera a fusto datata 1586, con lo stemma di Campagnatico. In chiesa è conservato inoltre un ciborio ligneo intagliato e dorato con sei sportellini dipinti riferibile a minifattura senese del XVI secolo, attualmente in restauro. Negli scomparti sono raffigurati la resurrezione dei Santi Giovanni, Pietro e Paolo, del Salvatore e della Vergine. Nel sottarco del coro una serie di formelle ad affresco di scuola senese del sedicesimo secolo raffigura, a mezza figura, gli Apostoli. Nella parrocchiale sono anche stati collocati, dopo il restauro e il distacco, una serie di affreschi staccati provenienti dalla pieve di Santa Maria delle Grazie.Il ciclo raffigura le storie della vergine. Sono Stati recuperati: La nascita della Vergine; La presentazione al Tempio; L'assunzione e l'incoronazione di Maria; I Profeti Daniele e Mosé; Lo sposalizio della Vergine; La morte della Vergine; I busti dei Profeti.Il restauro ha permesso di scoprire e decifrare un'iscrizione che reca la data e la fine di questa opera eseguite nel 1393 da Cristoforo di Bindoccio (documentato a Siena 1361-1407) e Meo di Pero (documentato a Siena 1378-1407).Gli affreschi sono significativi per decifrare il percorso artistico di questi due pittori che ebbero notevole peso nell'ambiente senese del tempo. Il Linguaggio di carattere popolaresco, i volti dai ratti marcati e grotteschi, la mimica vivace e l'evidente caduta di qualità sono giustificate dalla data di esecuzione piuttosto tarda, che distanza queste opere da altre di migliore qualità, come per esempio i dipinti nell'ospedale di Santa Maria della Scale a Siena .Patrimonio della chiesa è una pregevole Madonna col Bambino riferibile ad un pittore duccesco riconosciuto di recente come Giudo di graziano, ricordato nei libri di Biccherna dal 1278 al 1302. L'opera, significativo esempio della pittura senese tra la fine del Due e gli inizi del Trecento, documenta la fase più tarda di questo pittore allineato ai moduli ducceschi. L'opera è attualmente in deposito

Argentario Torre Ciana

La Torre Ciana si trova all'estremità meridionale del Monte Argentario, sulle pendici di un promontorio situato alcuni chilometri a ovest rispetto alla non lontana Torre Avvoltore, raggiungibile attraverso la strada panoramica costiera.

La struttura difensiva costiera fu costruita dai Senesi nel corso del Quattrocento, probabilmente su progetto di Francesco di Giorgio Martini, per rafforzare il sistema difensivo lungo il tratto litoraneo meridionale del territorio della Repubblica di Siena. La torre era stata infatti realizzata su un promontorio con funzioni di avvistamento e di difesa attiva e passiva lungo il tratto costiero meridionale dell'Argentario.
Nella seconda metà del Cinquecento, la torre divenne uno dei punti di riferimento per il sistema difensivo dello Stato dei Presidii; in questo periodo la struttura venne ulteriormente fortificata dagli Spagnoli al fin di migliorarne la funzionalità.
La torre subì gravi danneggiamenti a seguito di una violenta incursione piratesca avvenuta poco prima della metà del Settecento, più precisamente nel 1740. Dopo aver ripreso le sue funzioni, divenne un temporaneo presidio napoleonico agli inizi dell'Ottocento, per poi passare in seguito nel territorio amministrato dal Granducato di Toscana.
Definitivamente dismessa dopo l'Unità d'Italia, nel 1877 fu venduta a privati.
La Torre Ciana si presenta come una struttura architettonica a pianta circolare, disposta su tre livelli, con un possente basamento a scarpa cordonato sul quale trova appoggio la parte superiore dell'edificio turriforme.
Le pareti esterne si presentano con alcuni tratti rivestiti in pietra ed altri con intonaco scialbato; in alcuni punti si aprono feritoie e piccole finestre da cui venivano svolte, in caso di necessità, le funzioni di difesa attiva.
La porta di accesso è situata al piano rialzato, sopra il cordone del basamento a scarpa, ma è rimasta isolata a seguito della scomparsa dell'originaria rampa di scale esterna che vi conduceva; la parte alta, priva di coronamento, presenta i segni del degrado e dell'abbandono dell'ultimo secolo, pur essendo visibili i resti di mensole sporgenti che costituivano l'appoggio per l'originario coronamento sommitale.
La torre è circondata dai resti delle cortine murarie che cingevano il fortilizio eretto dagli Spagnoli nella seconda metà del Cinquecento, dai quali è possibile identificare la pianta trapezoidale che lo caratterizzava, addossandosi con il lato corto alla parete esterna della torre rivolta verso terra.

il Forte Filippo di Porto Ercole

Il forte Filippo è una fortificazione costiera situata nel comune di Monte Argentario, sulla vetta di un promontorio che domina da nord-est la frazione di Porto Ercole e l'intera baia del porto vecchio.

Ingresso con ponte levatoio
L'attuale fortificazione venne costruita dall'architetto Giovanni Camerini poco dopo la metà del Cinquecento, nel luogo dove sorgeva una struttura di avvistamento di epoca precedente, per implementare e migliorare il sistema difensivo dello Stato dei Presidi. Lo stesso architetto aveva partecipato anche alla realizzazione di altre strutture difensive della zona, tra i quali il forte Stella.
Il luogo scelto dagli Spagnoli per la costruzione del complesso difensivo era già sede del forte Sant'Ermo, opera difensiva realizzata dai Senesi nel corso del Quattrocento per potenziare il sistema difensivo lungo il tratto litoraneo meridionale del territorio allora amministrato dalla Repubblica di Siena. Con il passaggio dell'intera zona nello Stato dei Presidi, la preesistente fortificazione senese non era ritenuta idonea per integrarsi nel nuovo sistema difensivo: fu così decisa la sua demolizione per lasciare posto all'attuale struttura fortificata che venne realizzata nel 1558. La denominazione fu scelta in onore di re Filippo II di Spagna che incaricò direttamente il Camerini di eseguire i lavori.
La fortificazione alla moderna così realizzata iniziò a svolgere le sue funzioni di avvistamento e all'occorrenza anche di difesa ed offesa, con la possibilità di un'integrazione attiva con la vicina torre del Mulinaccio; vista la sua posizione sulla vetta di un poggio impervio difficilmente raggiungibile, il complesso era ritenuto praticamente inespugnabile e, in caso di attacchi nemici, diveniva la sede dello stato maggiore.
Tra la fine del Settecento e i primi anni dell'Ottocento furono effettuati vari interventi di ristrutturazione, dai Francesi durante il periodo napoleonico e dai Lorena dopo il passaggio dell'intero territorio nel granducato di Toscana. Proprio in quest'epoca fu decisa la realizzazione della cappella di San Nicola al posto di quella preesistente tardocinquecentesca.
Dopo l'Unità d'Italia il complesso fu gradualmente dismesso dalle originarie funzioni militari, per essere poi trasformato in carcere alla fine dell'Ottocento e, durante la seconda guerra mondiale, divenne luogo di rifugio per la popolazione durante i numerosi bombardamenti che colpirono la zona.
Nella seconda metà del secolo scorso il complesso fu ceduto a privati, in seguito restaurato e riportato agli antichi splendori; i fabbricati situati all'interno del fortilizio, che in passato erano adibiti a funzioni militari, sono stati trasformati in edifici abitativi. Prima che venissero effettuati i definitivi interventi di ristrutturazione, il complesso appartenne anche ai principi Corsini di Firenze.
Bastione nord-orientale
Il forte Filippo si presenta come un imponente complesso fortificato che si sviluppa a pianta quadrangolare, con un fortilizio che delimita l'intera struttura difensiva costituito da una doppia cortina muraria con massiccio basamento a scarpa cordonato, che a sua volta racchiude un ampio e profondo fossato che divide il fortilizio esterno da quello interno. Le doppie mura di cinta delimitano a ciascun angolo un doppio bastione di forma triangolare, esterno ed interno, oltre ad un quinto bastione singolo minore che si sviluppa a pianta pentagonale sporgendo dalla cortina muraria esterna lungo il lato settentrionale del complesso. In alcuni tratti si è conservato il camminamento di ronda lungo i parapetti murari del fortilizio. La particolarità architettonica che contraddistingue nell'insieme il fortilizio è l'asimmetria dei bastioni angolari, che lungo le cortine murarie esterne conservano le nicchie ove venivano collocate le armi di attacco e di difesa attiva. Dal bastione settentrionale, una cortina muraria si distacca ponendosi a protezione del sentiero di collegamento tra la fortificazione e la vicina torre del Mulinaccio, mentre a est vi erano collegamenti in superficie con il forte Santa Caterina.
Bastione sud-orientale
L'accesso alla fortificazione avviene dal lato orientale del complesso, dove una porta d'ingresso ad arco tondo si apre presso il rivellino immettendo sul caratteristico ponte levatoio che conduce alla seconda porta che si apre lungo la cortina muraria interna rivestita in pietra: quest'ultima porta si presenta ad arco ribassato rivestito in travertino, sopra il quale è collocato una grande stemma della Spagna.
Cannoniera
Dall'ampio cortile interno sono raggiungibili gli edifici che in passato erano adibiti a funzioni militari. Essi ospitavano una polveriera, un presidio di primo soccorso, gli alloggi delle sentinelle e magazzini di deposito; tra loro spicca ancora la presenza del corpo di fabbrica ad aula unica della settecentesca cappella di San Nicola. Vari fabbricati sono adibiti ad abitazioni a seguito dei restauri effettuati nella seconda metà del secolo scorso.
In alcuni ambienti interni è stato allestito un museo privato visitabile su appuntamento.


Paganico la Chiesa di San Michele Arcangelo

La chiesa di San Michele Arcangelo si trova nel centro storico di Paganico, località del comune di Civitella Paganico situata nei pressi del fiume Ombrone.

L'edificio religioso fu costruito in un lungo periodo di tempo a cavallo tra la fine del Duecento e la metà del Trecento ed era inizialmente adibito a funzioni conventuali: i lavori ebbero inizio nel 1296 e terminarono soltanto nel 1345.
Nella seconda metà del Cinquecento venne dismesso il convento e la chiesa divenne la pieve di riferimento della zona; in epoche più recenti, l'edificio religioso è divenuto propositura, svolgendo ancora oggi le funzioni parrocchiali di Paganico.
In epoca barocca venne trasformata gran parte della navata interna, mentre una serie di interventi di ristrutturazione avvennero nel corso del Settecento, quando fu aggiunto il campanile nella parte laterale posteriore sinistra rispetto alla chiesa.
Nel 1933 l'edificio religioso subì pesanti restauri che hanno modificato la facciata originaria.

La chiesa si caratterizza per una semplice facciata, col portale sormontato da un arco a tutto sesto; nella parte superiore si apre un piccolo rosone. Il campanile si presenta tozzo.
Al suo interno, è conservato nell'abside un ciclo di affreschi trecenteschi attribuiti al pittore di scuola senese Biagio di Goro Ghezzi, uno dei più importanti dell'epoca realizzati in provincia di Grosseto: l'intero ciclo, completato nel 1368, copre tutte le pareti e la volta del coro e raffigura le Storie di San Michele Arcangelo tratte dai Vangeli apocrifi.
Un'altra opera d'arte di rilievo è una tavola rinascimentale, raffigurante la Madonna in trono e santi, realizzata nel 1476 da Guidoccio Cozzarelli. Le altre tavole e gli affreschi spaziano tra il Trecento e il Quattrocento: la Madonna col Bambino in trono e i Santi Giovanni Battista, Michele, Gregorio Magno e Sebastiano fu realizzata tra il 1470 e il 1480 da Andrea di Niccolò.
Nella chiesa è custodito anche un Crocifisso quattrocentesco, forse opera di un artista nordico, che secondo la tradizione in passato fu spesso al centro di contese tra gli abitanti di Civitella Marittima e quelli di Paganico; di pregevole fattura è anche un grande ciborio eucaristico a forma di tempio architettonico in legno intagliato e dorato con gli specchi interni dipinti dal Riccio (1538-40 ca.).

Ansedonia la Torre di San Biagio

La Torre di San Biagio si trova sul promontorio di Ansedonia, nel comune di Orbetello, in una posizione a picco sul mare all'interno di un complesso privato, non lontano dal caratteristico Spacco della Regina.La torre venne costruita in epoca medievale con funzioni di avvistamento lungo il tratto costiero a sud del promontorio di Ansedonia.Nella seconda metà del Cinquecento la struttura passò agli Spagnoli che la integrarono nel sistema difensivo costiero dello Stato dei Presidii; nello stesso periodo furono fatti lavori di ampliamento e di ulteriore fortificazione del complesso per renderlo più funzionale.Tuttavia, nei secoli successivi ci fu una graduale dismissione della torre, ritenuta meno strategica rispetto a quelle vicine; fu l'inizio del lento ed inesorabile declino della fortificazione costiera.Nel secolo scorso, il suo inglobamento all'interno di un complesso privato ha permesso di salvare e conservare dignitosamente l'imponente rudere rimasto in piedi.La Torre di San Biagio si presenta sotto forma di rudere ben recuperato e conservato, addossato sul lato che guarda verso il mare ad una costruzione più recente.La fortificazione conserva benissimo l'altissimo e imponente basamento a scarpa, cordonato nella parte sommitale, che si presenta a forma di piramide tronca a sezione quadrangolare.Le pareti esterne, rivestite in pietra, presentano alcune finestre ad arco ribassato che si aprono in coppia, disponendosi su tre distinti livelli; esse sono il frutto di interventi di epoca successiva a quella della torre.Al di sopra del grosso basamento a scarpa, risultano appena abbozzate le strutture murarie che costituivano le pareti esterne della torre, con gli evidenti segni del lungo periodo di degrado dei secoli passati. Tutto ciò lascia immaginare che la torre fosse, in passato, una delle più alte e imponenti dell'intera costa maremmana.

Argentario la Torre delle Cannelle

La Torre delle Cannelle è una torre costiera situata a Monte Argentario, in posizione a picco sul mare lungo la sponda sud-occidentale del promontorio dell'Argentario, raggiungibile dalla strada panoramica litoranea.
Costruita su progetto dell'architetto Francesco di Giorgio Martini in epoca rinascimentale, più precisamente durante il Quattrocento, la torre sorse come luogo con funzioni di avvistamento e di difesa attiva e passiva lungo il tratto litoraneo meridionale della Repubblica di Siena.
La struttura difensiva costiera fu ulteriormente rafforzata dagli Spagnoli nella seconda metà del Cinquecento, con lo scopo di farla diventare uno dei punti inespugnabile all'interno del sistema difensivo costiero dello Stato dei Presidii, visto il precedente di un'incursione piratesca che ebbe come obiettivo proprio questa torre nel 1514.
La torre svolse le sue funzioni militari, con compiti di difesa e di avvistamento, fino alla fine dell'Ottocento, dopo essere diventata temporaneamente un presidio napoleonico all'inizio dei quel secolo, ed essere successivamente passata al Granducato di Toscana, sotto la cui amministrazione vennero migliorate alcune strutture preesistenti. La decisione della definitiva dismissione avvenne quando oramai era già stata raggiunta l'Unità d'Italia e venne riorganizzato il sistema difensivo lungo la costa del promontorio dell'Argentario. In seguito, la torre venne venduta a privati.
La Torre delle Cannelle si presenta a pianta esagonale (unica torre costiera toscana con tale planimetria), disposta su tre livelli, poggiante su un possente ed alto basamento a scarpa cordonato.
Le strutture murarie, che in alcuni punti superano lo spessore di 3 metri, si presentano esternamente prevalentemente scialbate. La parte alta presenta un tratto coronato da archetti ciechi e mensole su cui trova appoggio il muro protettivo della terrazza sommitale. Di epoca relativamente recente è il seminterrato che è stato ricavato all'interno dell'edificio turriforme, nello spazio racchiuso dal basamento a scarpa.
La torre è circondata quasi interamente da un ampio fortilizio a pianta poligonale irregolare, delimitato da alte e spesse cortine murarie, sul cui lato che guarda verso terra è presente un edificio annesso che originariamente ospitava gli alloggi della guarnigione. La costruzione del fortilizio, che presenta sul lato rivolto verso terra due vertici basionati, risale agli interventi di rafforzamento effettuati dagli Spagnoli nella seconda metà del Cinquecento; di epoca successiva risulta invece il fabbricato incorporato, la cui esistenza è accertata per la prima volta attorno alla metà dell'Ottocento.

Ansedonia Torre di San Pancrazio

La Torre di San Pancrazio si trova sul promontorio di Ansedonia, nel comune di Orbetello, in una posizione a picco sul mare all'interno di un complesso privato.
La torre venne costruita nel Cinquecento dai Senesi e poi potenziata Spagnoli per rafforzare il sistema difensivo costiero dello Stato dei Presidi.
La fortificazione ha svolto funzioni di avvistamento, di difesa ed offesa fino agli inizi dell'Ottocento, epoca in cui iniziò la graduale dismissione a seguito dell'annessione dell'intero territorio al Granducato di Toscana.
Nel corso del secolo scorso, la torre è rimasta inglobata all'interno di un complesso privato, trovandosi adesso quasi addossata a edifici di epoca più recente.
La Torre di San Pancrazio si presenta a sezione circolare, con possente basamento a scarpa cordonato. La porta di accesso si trova al piano rialzato, sopra il cordone del basamento, ed è raggiungibile attraverso una rampa di scale esterna munita di ponte levatoio finale.
Le pareti scialbate presentano alcune finestrelle che si aprono ad altezze diverse, mentre la parte alta risulta priva di coronamenti sommitali.

Orbetello la Città di Cosa

La colonia romana di Cosa fu fondata nel 273 a.C., fu costruita in una posizione strategica su di una collina dominante la costa tirrenica. La colonia fu fortificata con imponenti mura. L’area abitata fu costruita successivamente, dal momento che fu data la precedenza alle fortificazioni e ai palazzi pubblici.Sulla cima della collina si trovava l'”arx”, il centro religioso, con il “Capitolium”, il tempio dedicato a Giove-Giunone-Minerva, simbolo della religione di stato dell’epoca. Nella parte bassa c’era invece la “Piazza del Foro”, con il centro dell’attività politica della città. La città di Cosa fu molto importante nel III e II secolo a.C. quando fu notevolmente ampliato il porto e furono incrementati i traffici commerciali.
Ai piedi della città fu costruito il “Portus Cosanus”. Tutta la zona portuale fu attrezzata con importanti strutture tagliate nella viva roccia, uno di questi lavori di alta ingegneria romana è la famosa “Tagliata” chiamata popolarmente erroneamente etrusca.Nei secoli successivi Cosa perse gradualmente la sua importanza probabilmente a causa delle scoribande di pirati e dell’insbbiamento graduale del porto. La città si spopolò quasi completamente durante l’epoca del tardo impero. Nel medioevo vi furono costruite delle fortificazioni, che passarono di mano diverse volte, infine nel 1330 i senesi distrussero completamente quanto restava di Ansedonia.Dell’antica città romana oggi restano imponenti ruderi, cin resti di edifici e strade, solo in parte scavati, la gran parte della città è ancora da scoprire. Lungo il mare sono visibili la Tagliata, una spaccatura artificiale nella roccia eseguita dai romani per evitare l’insabbiamento del porto, e il più antico Spacco della Regina, un misto di opera naturale e umana che aveva funzioni simili dalle Tagliata. I resti del porto e dei moli sono parzialmente sommersi nel mare.Lungo la spiaggia si trova la torre del XV secolo della Tagliata, accanto alla quale sono i resti di una villa romana. Nell’interno non lontano dalle rovine di Cosa si trovano altre ville romane la più importante delle quali è la Villa di Settefinestre risalente al I e II secolo d.C.

Arcidosso il Monte Labbro



Il monte Labbro (1.193 metri) è una montagna che si eleva all'estremità sud-occidentale del cono vulcanico del monte Amiata, nel cuore della Riserva naturale del Monte Labbro e del Parco faunistico del Monte Amiata.La dizione "monte Labro" è da intendersi ugualmente corretta, in quanto usata in molte versioni geografiche, e che una ricerca sull'etimo indica come probabilmente più appropriata, poiché labro sembra derivare da Quinto Fabio Labeone, generale e console romano, oppure dal termine labrys (ascia bipenne) di origine lidia o minoica, che Erodoto e altri storici indicano come i popoli progenitori degli etruschi.Il rilievo montuoso si innalza ai limiti sud-occidentali del territorio comunale di Arcidosso, chiudendo a sud la sponda occidentale del massiccio amiatino, quasi in continuità con i rilievi del monte Buceto, monte Aquilaia e Poggio all'Olmo.
L'area del monte Labbro, oltre ad essere nel cuore di due aree protette ad elevato interesse naturalistico e paesaggistico, è nota per la presenza sulla sua sommità della Torre Giurisdavidica, costruita e legata alla figura di Davide Lazzaretti, e per il tempio di Merigar West, fondato negli anni ottanta dalla comunità tibetana, che qui ha trovato rifugio spirituale. I principali centri abitati del monte Labbro sono Zancona e Le Macchie, ambedue frazioni di Arcidosso.